NOTA BIOGRAFICA

 

Claudio Rotta Loria (Torino, 1949), esponente dell’arte programmata italiana dalla fine degli anni Sessanta, sviluppa una ricerca sperimentale che si articola in cicli paralleli di lavori fra loro collegati, che mantengono nel tempo un carattere unitario di un progetto totale.

Questa modalità d’indagine vede Rotta Loria impegnato in un lavoro sui temi della strutturalità visuale, dell’indagine ottico-percettiva e del rapporto arte-scienza, nel contesto di un’estetica strutturale-costruttiva di cui si fa promotore, diventando nel 1971 cofondatore del centro Ti.zero di Torino.

Sono questi anni di un intenso lavoro che sviluppa, appena ventenne, nella direzione delle contemporanee indagini sulla riduzione del linguaggio della pittura ai suoi dati primari, elementari e concreti.

Tre sono i poli dialettici intorno ai quali concentra la sua attività sperimentale: la strutturalità visuale, programmata e cinetica, l’indagine sulla superficie il cui valore poetico è suscitato da minimi di stimolazione percettiva e sensoriale e gli interventi d’ambiente in dialogo con lo spazio naturale e costruito. Le opere che ne derivano si caratterizzano per le costanti implicazioni spaziali e oggettuali, chiave per seguire lo sviluppo di tutto il suo lavoro fino ad oggi.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, l’artista affianca a questi lavori - di cui approfondisce il rapporto con la luce - ricerche sugli aspetti sensibili ed emozionali del dipingere in opere a parete e, dalla fine del decennio, in grandi installazioni (talvolta portate a compimento con la moglie Francesca e con i figli Sara, Melissa e Alessandro), che dialogano con lo spazio-ambiente e aspirano a una spazialità totale e coinvolgente.

La pittura supera i limiti della superficie, acquista sempre più forti valenze ambientali-installative, dilatandosi e attraversando lo spazio, all’insegna dell’instabilità delle forme e della fragilità della materia.

L’intero corpus delle opere di Rotta Loria, vede nel metodo di lavoro e nell’insieme dei processi e delle procedure di elaborazione adottate, la caratteristica originale della ricerca di questo artista.

La sua concezione dell’opera come sistema di trasformazione e possibilità morfogenetiche, gli consente di sviluppare un’indagine sullo spazio, sulla luce e sulla superficie, in opere dai risultati formalmente diversi, ma complementari, giungendo a ideare la storica cassa acustica Apologue di Goldmund – premiata nel 1987 dal MOMA di New York per il suo unico design.

LA SUA OPERA IN NUMERI E DATE

 

E’ del 1967, appena diciottenne, la prima personale.
130 sono gli eventi personali (mostre, interventi d’ambiente, installazioni). Oltre 400 le partecipazioni a esposizioni collettive. Espone in 9 Paesi Europei: Austria (Linz), Croazia (Zagreb), Francia (Avignon, Bruxelles, Limoges, Nice, Marseille, Montauban, Paris, Saint-Quentin en Picardie, Septème, St. Etienne, Strasbourg, St. Paul de Vence, Thonon-les-Bains, Vienne), Germania (Bad Hersfeld, Erfurt, Hunfeld, Świeradów Zdrój), Lussemburgo (Vianden), Portogallo (Lisboa, Porto, Viana do Castelo), Repubblica Ceca (Praha), Spagna (Bilbao, Castelló de la Plana, Granata).

Inoltre espone in Svizzera (Lausanne, Orb), negli USA (Miami, New York), in Australia (Footscray, Geelong, Melbourne) e in Canada (Montréal, Quebec).

Si ricordano le seguenti partecipazioni ad eventi nazionali ed internazionali. E’ invitato a rassegne nazionali e Internazionali. Nel 2008 rappresenta l’Italia come Artist in residence all’Istituto di Cultura di Zagabria. Suoi lavori sono stati esposti al Centro Georges Pompidou di Parigi nel 1981, al Parlamento Europeo di Strasbourgo nel 1995, alla GAM di Torino nel 1999, alla GAM di Zagabria nel 2007, alla GAM di Praga nel 2008, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 2012, al MAMAC di Nizza nel 2015.

E’ del 1989 la nomination del MOMA di New York per il design di Apologue. Oltre 500 i titoli in bibliografia.

Le sue opere si trovano nelle collezioni di musei e istituzioni italiani e stranieri.